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Schemi idrici

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Schemi idrici


La planimetria degli schemi idrici indica:

  • limite del comprensorio di Capitanata;
  • comprensorio Fortore;
  • comprensorio Carapelle;
  • comprensorio sinistra Ofanto;
  • invasi esistenti;
  • invasi di previsione;
  • adduttori principali esistenti;
  • adduttori di previsione;
  • schema Ofanto.

Passato e futuro

Il Consorzio per la Bonifica della Capitanata opera su un comprensorio di 441.000 ettari (dal torrente Saccione, che segna il confine con il Molise al fiume Ofanto che delimita la provincia di Foggia da quella di Bari). Per trasformare l’agricoltura e renderla irrigua agli inizi degli anni ’60 il Consorzio, con il sostegno finanziario della Cassa per il Mezzogiorno, ha programmato ed in parte realizzato tre schemi idrici: Fortore, Sinistra Ofanto e Carapelle su una superficie di 200.000 ettari.

Nei decenni successivi, per rispondere alle esigenze ed alle richieste di acqua per usi potabili, civili e industriali, le dotazioni e le ripartizioni intersettoriali sono state riviste ed adeguate alla domanda, penalizzando, inevitabilmente, il settore primario unico ed originario destinatario delle risorse immagazzinate. Tenuto conto che da un lato la domanda di acqua potabile è in costante aumento e che dall’altro il settore industriale sollecita a questo Ente cospicui incrementi di erogazione a suo servizio, si avverte, pressante, la drammaticità dei ritardi in termini di approvvigionamento.

Di seguito vengono riportati gli schemi idrici suddivisi per comprensori.

Schemi idrici

Schema Idrico Fortore

La superficie interessata da tale schema (che comprende, in parte, gli agri di 16 comuni della provincia di Foggia) richiede un fabbisogno di acqua per usi irrigui stimata in 280 milioni di mc (in ragione di 2.000 mc/ha irrigabile) da derivare dall’invaso di Occhito e da quelli sulle aste dei corsi d’acqua, a regime torrentizio: Celone, Vulgano, Salsola e Triolo che attraversano la piana del Tavoliere e si riversano nel torrente Candelaro. In esecuzione dello schema è stata realizzata ed è in esercizio da oltre 25 anni la diga di Occhito; successivamente sono state realizzate le grandi adduzioni e le reti di distribuzione su 102.500 ettari di superficie.

A seguito del piano regolatore degli acquedotti ed all’estendimento dello schema idrico anche al settore industriale, l’EAAP preleva dall’invaso di Occhito acqua per uso potabile per un volume annuale di 60 milioni di mc, mentre già 5 milioni di mc vengono prelevati dalle industrie presenti sul territorio (Poligrafico dello Stato e agroindustrie – SFIR, Compagnia Generale Agroindustriale, Cooperativa il Sole ecc.). A breve si aggiungerà la domanda di acqua, stimata in 30 milioni di mc, esercitata dagli insediamenti previsti dal Contratto d’Area di Manfredonia e dagli insediamenti PIP di Lucera, a cui si somma l’ulteriore domanda di una prevista centrale termoelettrica a turbogas, della potenza complessiva di 370 MW, da realizzarsi in prossimità del ripartitore di finocchito.

Il fabbisogno complessivo per soddisfare tutte le esigenze ammonta, pertanto, a non meno di 395 milioni di mc.

Allo stato attuale, in relazione alla superficie già attrezzata: ha 102.500 il fabbisogno irriguo è di 200 milioni di mc, quello dell’EAAP di 60 milioni di mc (è previsto un prelievo sino ad 80 milioni di mc) e quello delle industrie di 5 milioni di mc.

A fronte di tali fabbisogni vi è da dire che negli ultimi 15 anni nell’invaso di Occhito sono stati registrati afflussi medi pari a 150 milioni di mc.

Da ciò il deficit, che allo stato attuale è di 120 milioni di mc, sarà a medio termine di oltre 200 milioni di mc.

L’entrata in esercizio dell’invaso sul torrente Celone con i suoi 16 milioni di mc di capacità d’invaso e la costruenda traversa sul Vulgano, in grado di incrementare le dotazioni di altri 6,5 milioni di mc, riusciranno solo a mitigare l’eccesso di domanda rispetto all’offerta di acqua.

A colmare il deficit il piano generale delle acque prevedeva la realizzazione delle seguenti opere:

– diga di Piano dei Limiti, 40 milioni di mc (progetto esecutivo incluso tra le opere prioritarie nell’accordo Stato – Regione Puglia in attesa di finanziamento);

– invaso sul torrente Triolo (8,4 milioni di mc) che oltre ad assolvere le funzioni di accumulo esercita enorme importanza nella regolazione del sistema di adduzione di acqua al comprensorio sud-Fortore tramite il canale adduttore del Tavoliere (canale a cielo aperto);

– utilizzazione delle acque reflue dei principali comuni della provincia;

– fluenze dei fiumi Biferno, Trigno e Sangro mediante l’interconnessione dei corsi d’acqua con le dighe esistenti al fine di garantire il riempimento degli invasi. A tal proposito è stato realizzato un progetto di massima per l’interconnessione delle aste fluviali del biferno e del Fortore per trasferire nell’invaso di Occhito i volumi eccedenti i fabbisogni idrici della regione Molise; il costo dell’opera è stato preventivato in circa 300 miliardi di lire.

Diventa improcrastinabile nell’accordo di programma con il Molise, l’ottenimento dell’autorizzazione alla realizzazione della diga di Piano dei Limiti, diga che consentirebbe di incrementare le risorse idriche disponibili da destinare al soddisfacimento di fabbisogni intersettoriali della provincia di Foggia, nonché ad accrescere a 20 milioni di mc il volume di acqua da consegnare alla stessa regione, già destinataria, da qualche anno, di circa 5 milioni di mc annui per l’irrigazione dei comprensori irrigui del Consorzio di Bonifica di Larino.

I distretti irrigui in esercizio da anni (con inizio dal 1973) hanno, così come previsto, trasformato radicalmente l’agricoltura del Comprensorio Fortore. La pratica irrigua è stata indirizzata verso colture industriali, ortive, arbustive ed arboree.

Il pomodoro ha ormai raggiunto il 40 %della superficie, la barbabietola il 25 % le colture ortive il 10 % mentre il vigneto e l’oliveto coprono rispettivamente il 15 ed il 10 % della superficie con ripercussioni di notevole entità sulla produzione lorda vendibile e sull’occupazione del territorio interessato.

Al riguardo si precisa che nelle aree interessate del comprensorio irriguo vengono prodotti (20 milioni di quintali di pomodoro da industria, gran parte della barbabietola da zucchero trasformata da due stabilimenti (SFIR di Incoronata e Zuccherificio del Molise di Termoli), ortaggi destinati sia al mercato fresco che agli impianti di trasformazione nonché uva da vino ed olive.

Si è stimato in 400 miliardi il valore della produzione lorda vendibile che, proprio in virtù dell’utilizzo della risorsa idrica, si è incrementato del 250 %.

Le dimensioni e le caratteristiche strutturali delle aziende agricole sono stati fattori determinanti nell’orientare i produttori nelle scelte colturali. Emerge infatti un’agricoltura moderna e competitiva diventata, nell’arco di un quindicennio, il principale bacino di produzione dei prodotti agricoli destinati alle industrie agroalimentari del mezzogiorno peninsulare (non esistono tali industrie nella provincia).

Non più, quindi, solamente grano duro ma colture industriali, ortaggi, insieme ad oliveti e vigneti altamente specializzati che hanno procurato e procurano non solo vantaggio diretto in agricoltura ma hanno attivato una serie di imprese a servizio del settore primario.

Schema Idrico Sinistra Ofanto

La utilizzazione irrigua delle acque del fiume Ofanto fu oggetto di un Piano Regolatore redatto nel 1955 dalla Cassa per il Mezzogiorno, piano che prevedeva la realizzazione di 2 invasi di accumulo: Rendina e Capacciotti, 2 invasi di modulazione e di accumulo: Osento e Atella, ed una traversa di derivazione sul fiume, a S.Venere, per consentire di derivare le fluenze invernali per gli invasi di Capacciotti e Rendina, quelle estive naturali del fiume, nonché quelle immesse a monte degli invasi di Osento e Atella.

Le risorse disponibili per il Comprensorio Sinistra Ofanto sono state stimate in 76 milioni di mc. che, con una dotazione di 2.000 mc/ha, come per il Fortore, hanno permesso di perimetrare una superficie irrigabile di 38.000 ettari.

L’intera superficie prevista è stata completamente attrezzata ed è in esercizio, sia pure con dotazioni ridotte per la “zona alta”: Ha 13.000 circa, ed a tale superficie si sono aggiunti oltre 800 ettari degli arenili di Margherita di Savoia e Zapponeta.

Sulla disponibilità di 76 milioni di mc che dovevano provenire da Capacciotti, Osento, fluenze del fiume e Conza (Atella non è stata più neanche progettata) si può contare, oggi, solamente in circa 55 milioni di mc annui, di cui la maggior parte (49 milioni di mc), provenienti dalla Capacciotti, 3,5 milioni di mc dall’Osento che presto diventeranno 7 milioni di mc (poiché sono iniziati i lavori di consolidamento dello sponda sinistra dell’invaso) e dalle scarse ed incerte fluenze estive del fiume Ofanto. Emerge, quindi, un deficit di 20 milioni di mc.

Deficit consistente colmabile solo ed esclusivamente con le acque del fiume Ofanto, le cui portate, per garantire il soddisfacimento degli interi fabbisogni, devono essere recuperate attraverso la revisione dello schema e la realizzazione di importanti opere.

Allo stato attuale, Conza, ancora in fase di invaso sperimentale, è stata autorizzata ad accumulare 32 milioni di mc e comunque le sue acque originariamente destinata ai soli usi irrigui saranno destinate, per la maggior parte, agli usi potabili e civili. Per cui non appena sarà realizzato l’impianto di potabilizzazione (è stata già costruita la condotta di derivazione) e l’EAAP preleverà i volumi previsti risalterà, immediatamente, un consistente ridimensionamento delle risorse derivabili a S. Venere ed immagazzinabili negli invasi da essa sottesi, con conseguenti e gravi ripercussioni sull’economia agricola del territorio.

Gli ingenti investimenti pubblici e privati realizzati vanno sostenuti con i seguenti ed urgenti interventi:

– Conferma della destinazione irrigua di parte delle acque immagazzinate nell’invaso di Conza;

– Realizzazione dell’Invaso Volano in località Pisciolo (progetto esecutivo già da tempo inoltrato per le necessarie autorizzazioni ed il relativo finanziamento); l’invaso oltre ad assolvere a funzioni di accumulo consente di regolarizzare i deflussi in alveo migliorando l’efficienza della derivazione a S. Venere nel periodo autunno – vernino ed aumentando le probabilità del completo riempimento degli invasi posti a valle di tale traversa.;

– Realizzazione degli invasi di Rio Salso e Marana Cerasa; sbarramenti che consentono di accumulare circa 16 milioni di mc con acque derivate a S. Venere;

– Recupero e riutilizzo delle acque reflue dei principali comuni del territorio.

Sulla superficie servita, ha 38.000 quella effettivamente irrigata è di 28.000 ettari e supera la percentuale di parzializzazione prevista. Le colture prevalenti sono quelle arboree, vigneti (42%), oliveti (27%), frutteti (5%), seguono ortaggi (15%, principalmente carciofo ed asparago ) e colture industriali (6%).

La trasformazione irrigua è stata massiccia e superiore alle previsioni, con indiscutibili e rilevanti effetti sull’intera economia del comprensorio.

In moneta corrente è stimato in circa 300 – 350 miliardi di lire annue il valore delle produzioni, a prezzi all’origine (azienda), realizzato all’interno del comprensorio irriguo.

Gli ordinamenti produttivi adottati consentono una invidiabile normalizzazione dei calendari di lavoro ed hanno influito enormemente sul livello di occupazione. I1 numero di giornate profuse in agricoltura supera abbondantemente il milione di unità; inoltre lo spirito imprenditoriale, almeno in questa parte del territorio dauno, ha permesso l’insediamento di una moltitudine di piccoli e medi stabilimenti di lavorazione e confezionamento dei prodotti che contribuiscono, in maniera efficace, al recupero del valore aggiunto ed a creare ulteriori opportunità di lavoro.

Schema Idrico Carapelle

Lo schema idrico del Carapelle prevede la creazione di un invaso a Palazzo d’Ascoli con una capacità utile di 67 milioni di mc. Solo 40 milioni di mc saranno destinati agli usi agricoli, mentre la rimanente parte avrà utilizzi industriali.

Sono stati presentati i progetti definitivi sia per l’opera di accumulo che per le opere di adduzione e distribuzione su un comprensorio di 30.000 ettari che si incunea tra quello del Fortore a nord e quello della Sinistra Ofanto a sud e si è in attesa dei relativi finanziamenti.

Si tratta di un territorio ove la pratica irrigua, almeno nella parte centrale (Ortanova, Ordona e Carapelle) è stata sede di una intensa trasformazione con l’utilizzo delle acque sotterranee che ha visto man mano ridursi le portate di emungimento con l’ulteriore abbassamento della falda dovuto all’indiscriminata perforazione del sottosuolo avvenuto in questi ultimi venti anni.

Esigenze e interventi

Domanda di acqua per uso irriguo

Il mondo agricolo esercita quindi una domanda d’acqua aggiuntiva, rispetto alle attuali dotazioni (limitatamente alle aree attrezzate con impianti pubblici), di circa 150 milioni di mc annui.

Sistemi di utilizzazione

Gli ordinamenti colturali adottati e l’evoluzione tecnologica dei materiali per l’irrigazione (affermazione del polietilene tra i materiali più utilizzati per la costruzione di impianti di irrigazione) hanno comportato una sostanziale trasformazione dei sistemi adottati.

Abbandonati definitivamente già da un quindicennio i sistemi a scorrimento, sia per l’elevato costo dell’acqua che per la scarsa efficienza del sistema di distribuzione, anche il sistema per aspersione (pioggia a bassa ed alta intensità) perde progressivamente terreno a favore dei sistemi di irrigazione a microportata. Allo stato tutte le colture arboree e buona parte delle colture erbacee sono oramai irrigate con impianti a goccia; gli impianti di aspersione (per lo più ad alta intensità di pioggia – rotoloni -) sono adottati solo per l’irrigazione della barbabietola da zucchero. Anche gli impianti fissi di aspersione a bassa intensità di pioggia, ancora presenti sui carciofeti vengono progressivamente sostituiti da impianti localizzati a microportata.

Si può affermare, con sufficiente approssimazione, che su circa il 70 % delle colture irrigate viene adottato il metodo di irrigazione a goccia nelle sue molteplici varianti (sul pomodoro e sulle colture orticole 1 – 2 punti goccia per metro quadrato da 2 lt/h, nei vigneti e negli oliveti 0,1 – 0,2 punti goccia per metro quadrato da 8 – 16 lt/h).

Si ribadisce che gli impianti di irrigazione per aspersione ad alta intensità di pioggia sono limitati alla coltivazione della barbabietola da zucchero. Si utilizzano rotoloni con ugelli singoli oppure equipaggiati cono ali piovane. La portata delle macchine oscilla tra i 10 ed i 15 lt/sec con pressioni di esercizio molto elevate. Sul carciofo e sporadicamente anche su altre colture orticole vengono ancora utilizzati impianti fissi di aspersione a bassa intensità di pioggia utilizzando erogatori in materiale plastico.

Interventi programmati

Da quanto precedentemente affermato emerge che i programmi del Consorzio tendono a completare gli schemi irrigui previsti raggiungendo i 200.000 ettari di superfici agraria. Il completamento è tuttavia condizionato dalla reale disponibilità di acqua per il Comprensorio Fortore ed alla realizzazione dell’invaso di Palazzo d’Ascoli per servire il comprensorio irriguo del Carapelle.

Acque reflue

Sono stati avviati seri programmi di recupero e riutilizzo delle acque reflue dei principali comuni della provincia - Foggia, San Severo, Lucera e Manfredonia - anche attraverso l’utilizzo degli impianti di adduzione e distribuzione già esistenti ed in esercizio; è, inoltre, stato completata la costruzione di un impianto di distribuzione (1000 ettari tra primo e secondo lotto) per lo sfruttamento delle acque reflue del comune di Cerignola.

Al riguardo si è perplessi sul grado di affinamento da raggiungere e sui costi che accompagnano tale trattamento. I parametri fissati dalla legge regionale per il riutilizzo delle acque reflue in agricoltura sono talmente restrittivi da imporre trattamenti di disinfezione molto spinti e costosi. Tali costi non possono essere sostenuti da utilizzatori del mondo agricolo in quanto il valore di trasformazione dell’acqua sarebbe talmente vicino al costo del trattamento da inficiarne l’utilizzo.

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